Che rapporto c’è tra comunicazione e architettura.
Comunicare è “mettere in comune”, entrare in relazione con gli altri per condividere informazioni, pensieri, sentimenti, desideri. Analogamente l’architettura mette in comune gli spazi, ma anche tutto il resto. È un mettere i propri valori al servizio di qualcosa e di qualcuno. In entrambi i casi è un bisogno e una responsabilità: sono due arti che evolvono con noi e non possiamo che usarle al meglio per avere cura del nostro ambiente di vita. E poi sia in comunicazione che in architettura il processo non si compie mai quando il messaggio parte, ma quando arriva.
Che significato da a questa frase “Architecture is life”.
Ogni organismo architettonico è un organismo vivente. Si caratterizza per la vita che lo pervade: che lo genera, che lo trasforma, che ne segna l’inevitabile decadenza. O che infine lo recupera, come accaduto al NOI Techpark, magari badando che i cambiamenti anche radicali non precludano le permanenze, i sostrati profondi della vita che permea la realtà costruita.
Come racconterebbe la collaborazione con lo studio Busselli Scherer Architekten.
Di Busselli Scherer abbiamo apprezzato l’approccio etico, rigorosamente attento alle funzionalità oltre che all’estetica del progetto. E però bello e sempre in grado di suscitare emozione, come se anche la bellezza fosse essa stessa funzione. Leon Battista Alberti sosteneva che per riuscirci occorre progettare imparando dalla semplicità della natura: il nome NOI sta per “nature of innovation” ed è quindi la medesima ispirazione che ci anima, e che l’intero quartiere vuole esprimere.
Il suo posto preferito al NOI Techpark.
La torre piezometrica. Nata come serbatoio per lo stabilimento industriale, l’ho vista decorare dall’artista Mariusz Waras ai tempi di Manifesta 7, quando il NOI ancora non esisteva, con il progetto “M-city”: una visione in bianco e nero e al tempo stesso vivissima del paesaggio urbano, con agglomerati e case modulari simili a blocchi per bambini con cui giocare. Poi l’ho vista consolidare ai tempi del cantiere, trepidando per la sua tenuta. Fortunatamente è ancora lì; è l’elemento più iconico del nostro quartiere e come noi parte da lontano ma è proiettata nel futuro.
Se dico architettura la prima immagine che le viene in mente.
La Sagrada Familia di Barcellona, con cui Gaudì – da architetto – ha tentato quello che nell’arte è riuscito a Michelangelo con la Cappella Sistina: creare cioè un tempio perfetto, che rispecchiasse la storia e il percorso di una fede personale e collettiva. Iniziata nel 1882, verrà ultimata solo nel 2026. Chissà per quell’anno fino a che punto – nel nostro piccolo – ci saremo evoluti e completati anche noi!
Architecture Portrait è un progetto che da spazio ai ritratti professionali ed emozionali di chi, con il suo lavoro e con la sua esperienza personale , è entrato ed è entrata a far parte dell’universo progettuale di Busselli Scherer Architekten. Un ritratto semi-serio per raccontare l’architettura attraverso il loro punto di vista.